Nel secondo tempo invece si è avuta più voglia, a dimostrazione che l’aspetto psicologico in questa squadra incide per un buon 60/70%. Il plusvalore è stato quello di aver potuto schierare degli attaccanti, cosa che è mancata a Roma qualche giorno fa, dove non l’avremmo buttata dentro neppure con le mani. Criticabile quanto volete, ma Vlahovic resta l’unica punta di questa squadra. L’attacco gira solo se gira lui e si ferma se lui si ferma.
Resta il cruccio di imparare a superare le difese schierate. Ecco che veder giocare Yildiz ci fa rodere ancora di più, in questo senso, perché questo allenatore ha perso l’occasione di far maturare sul campo quella che resta una promessa reale. L’unico che cerca di saltare l’uomo, assieme forse a Chiesa, quando quest’ultimo non si intestardisce con scelte cervellotiche.
Non paiano parole di circostanza quelle di Tudor quando dice che anche col 2-0 la partita non è ancora chiusa per il ritorno. Lo sarebbero state contro chiunque altra, ma questa è una squadra che ci ha abituato a tutto, in negativo. Perciò torniamo a rinforzarci lo stomaco per il veleno che siamo abituati a prenderci in campionato e non pensiamo che si chiuda semplicemente qui, con questo che considero ancora come un secondo tempo di vacanza dal bruciore di stomaco. Non c’è ancora nulla da festeggiare e nulla per cui esultare.
La mia nuova preoccupazione diventa ora, paradossalmente, quella di andare in finale solo per far festeggiare l’Atalanta o peggio ancora la Fiorentina, cosa che sarebbe peggio di perdere 3-0 al ritorno e venire eliminati. Le chiacchiere di Giuntoli e Allegri le rispediamo quindi al mittente: l’obbiettivo non può essere solo quello di andare in finale ma di vincere. All-in o non se ne fa nulla. I Jolly sono finiti. L’eventuale sconfitta dovrà far rotolare un po’ di teste, così come l’eventuale vittoria non potrà portare a facili condoni.
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