Stasera vincere era importante per classifica e morale. Non potevamo infatti permetterci di perder punti con questo Milan rimaneggiato e dovevamo rispondere a Napoli e Roma, in vista degli scontri diretti della prossima (Roma-Napoli e Fiorentina-Juve). Dovevamo inoltre ricordare a qualcuno che siamo ancora vivi. Alla fine vittoria è stata, non senza l’eccessivo e cronico patema d’animo dettato dall’ennesimo svantaggio. Una pratica che stasera sembra aver subito una escalation pericolosa, visto che ormai sembra che non si voglia neppure più far iniziare la partita.
Conosco qualcuno che lo fa al calcio balilla. Conscio della sua superiorità ti da uno o due gol di vantaggio, tanto poi ti riprende. Chiaro che questo atteggiamento (seppur non voluto) non può far piacere al tifoso juventino.
Ci dobbiamo trovare a dover riacciuffare una partita in cui una squadra merita di vincere (noi) e l’altra che fa poco per non meritare la sconfitta. Ogni volta usciamo con un vestito stretto, perché sono ormai troppe le partite che vinciamo con un solo gol di scarto. Cosa che alla lunga può far male, come mercoledì in Champions. L’eccessivo preziosismo ci porta spesso a dare troppe cose per scontate e ci si dimentica di oleare quei meccanismi che l’anno scorso andavano in automatico. Poi c’è l’errorino, che finisce sempre e comunque per diventare decisivo.
Nel bicchiere mezzo pieno dunque, meno male che abbiamo ancora quella grinta da grande, che ci permette di farne sempre uno una più del diavolo (come stasera appunto). La notte in cui assisti alla rinascita di Giovinco, la formica che sfonda la rete con un gran bel gol. Rinato a discapito di un appannato Quagliarella, che nel primo tempo è uno di quelli che blocca di più la manovra. In cui non abbiamo dovuto ancora rimpiangere Matri e abbiamo assistito al primo gol di Pirlo contro la sua vecchia fiamma. E in cui ritroviamo il solito testa di Mexes che pare al bar del porto, sempre pronto ad una rissa alla prova tv.
Non possiamo dunque che sperare nel miglioramento, temendo un solo nemico, noi stessi. L’abbiamo detto e lo ripeteremo spesso quest’anno, non per tediare ma per ricordarlo.
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