Questa storia parte con un autogol sugli spalti e finisce con uno in campo... o forse dovremmo tornare un po' più indietro, alla scorsa estate, quando la corazzata Milan ci scippava Bonucci per interrompere la nostra lunga egemonia nazionale con un gioco di prestigio basato su una serie di equilibri spostati, fumo bancario e specchi di mercato. A quanto pare invece non ci si può improvvisare apprendisti stregoni, né spacciare un improvvisato intruglio alchemico cinese per un formula matematica ben collaudata e scientifica come quella bianconera. Quale che sia l'inizio di questa storia quindi il suo risultato finale è sempre lo stesso, semplice e immediato come moltiplicare 4x4.
In uno sport che ha come anima la numerologia e il simbolismo, il Milan arriva a questa Coppa Italia giocandosi quello che gli è rimasto da giocarsi, in un All-in che punti a recuperare almeno un pass per la piccola Europa. Come anticipato da Gattuso, che equipara questa finale di Coppa Italia ad una di Coppa del Mondo, e come sottolineato dalla coreografia dei suoi tifosi sugli spalti. Peccato che il poker alla fine lo cali la Juve.
Così, il Milan che sognava la sua Coppa (del Mondo) nfaccia, esce la campo sconfitto dalla Juve e da se stesso. Da quella superbia di una giovane squadra che credeva di essere arrivata prima ancora di partire. Tutte le sue statue son crollate al contatto con tempo breve di una stagione. Ne dovrà mangiare d'erba Bimborumma per arrivare ai livelli e alla storia di Buffon. Un Buffon che ieri gioca la sua prima e (molto probabilmente) ultima finale di Coppa Italia con la maglia della Juve. Si mette persino in mostra con un paio di interventi che sembrano facili, solo perché stiamo parlando del numero uno italiano. Una lezione per tutte le giovani promesse che credevano potessero sostituirlo facilmente. E ne abbiamo visti tanti in questi anni, solo ultimo dei quali il giovane omonimo rossonero, che esce con le ossa rotte dal confronto, con una prestazione orrorifica di papere.
Questo è stato il Milan da inizio stagione e se lo rimarchiamo è solo perché oggi deve fare anche i conti con la sfida che ci ha lanciato ad inizio anno e che ha perso miseramente, sia in classifica che "negli scontri diretti", la discriminate lasciata da quel video divenuto virale di un tifoso rossonero a QSVS.
Ma soprattutto stavolta non ha deluso la Juventus, un po' stanca negli ultimi tempi ma che è stata capace di saper pescare le energie di riserva nelle ultime decisive partite. Un primo tempo passato a prendere le misure dell'avversario, con i rossoneri rintanati invece nella propria metà campo in attesa di ripartire. Un secondo tempo in cui però la Juve ha premuto sull'acceleratore e ha fatto mangiare la polvere al diavolo. Persino Dybala è parso più volenteroso del solito, incappando nelle uniche parate di Donnarumma. Ma se fosse entrato quel tiro da centrocampo sarebbe venuta giù la curva sud, dove erano assiepati i nostri. Benatia si prende la sua rivincita, dopo gli orribili dieci giorni del post Napoli-Juve, quando io stesso come Mosè di fronte alla roccia avevo perso la mia fede.
Invece questa Juve non molla mai. Quando sembra che sia finita e affogata torna a galla e tira fuori un'altra Coppa Italia dal cilindro e si avvia verso il quarto Double in quattro anni. Un quattro ricorrente che fa la quadratura della situazione Juve alla fine di una stagione che vedrà forse molte cose cambiare. Epico il siparietto Allegri vs Sconcerti nel post partita, col mister a sottolineare una cosa che ho scritto precedentemente: che alla fine, cioè, i pronostici e i calcoli debbono fare i conti con qualcosa che sembra facile ma facile non è ma, che diventa semplice solo perché è trattata con semplicità e sto parlando della vittoria. Una cosa a cui ambiscono in molti ma che alla fine rimane ad appannaggio dei bianconeri. Cosicché gli altri, invece di cercare di scalzarci dovrebbero iniziare ad imparare qualcosa piuttosto. Per far si che il prossimo anno uno degli allievi impari la lezione e superi finalmente il maestro.
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