domenica 26 gennaio 2020

LIVING WITH YOURSELF - serie tv (2019)

A volte un'idea interessante, da sola, non basta. Recentemente avevamo recensito Russian Doll, serie che partiva da uno spunto non originale ma interessante (il loop temporale) e che col passare delle puntate riusciva a trovare sempre nuove soluzioni, sia visive che narrative. Living With Yourself prova a fare lo stesso. 
Anche in questo caso lo spunto di partenza è di tipo fantastico/fantascientifico (il clone) e anche qui è possibile individuare un progenitore cinematografico ("Mi sdoppio in 4"), per quanto sicuramente meno cult e meno conosciuto. Se però nel primo caso le premesse venivano smentite dallo sviluppo, qui è l'esatto contrario: lo sviluppo è proprio quello che ci si potrebbe aspettare, senza guizzi, senza motivi realmente originali che varino la formula


Ci troviamo di fronte insomma ad una classica commedia romantica che scorre via abbastanza liscia ma che si dimentica in fretta, con un Paul Rudd bravo ma non sempre capace di sorreggere da solo tutto il telefilm in ben due ruoli (il pazzo Michael Keaton nella pellicola cinematografica si faceva invece letteralmente in 4 riuscendoci alla grande), a causa più che altro di una sceneggiatura non impeccabile.

Io ad esempio Ant-Man l'avrei fatto decisamente meglio di te

Miles Elliot è insoddisfatto della sua vita. Vorrebbe di più, vorrebbe fare di più, vorrebbe avere più tempo, più energie, più carisma o anche solo considerazione. La soluzione si presenta alquanto inaspettata. Sente infatti parlare di una SPA che è in grado di effettuare dei trattamenti rigeneranti in grado di renderti un uomo migliore e totalmente nuovo (come scoprirà poi letteralmente). Perché non provare, cosa ha da perdere? Beh, ovviamente tutto. A causa di un piccolo "incidente" la procedura non ha l'effetto desiderato (a suo modo anch'esso inquietante e agghiacciante come si verrà a sapere poi) e dovrà fare i conti con se stesso... letteralmente. Un altro se stesso, decisamente più sicuro di se e che non teme la stanchezza. Come farà a riappropriarsi della sua vita? 

La situazione nella quale si trova il protagonista nelle prime 2 puntate funziona alla grande, si percepisce il suo stato mentale, si intuisce dove si andrà a parare ma col sorriso sulle labbra, si apprezzano le situazioni che lo vedono protagonista alla Spa. E' quello che viene dopo purtroppo che non convince del tutto. Lo sviluppo infatti risulta un po' stiracchiato, con pochi spazi di manovra, poche grandi varianti che facciano appassionare lo spettatore. La durata delle puntate è quella di una classica commedia americana (sui 30 minuti) ma molto spesso i momenti divertenti sono pochi (a differenza del "padre cinematografico"), relegati a qualche scambio di battute tra i due protagonisti. Non sarebbe nemmeno un male (più di una volta durante la visione si percepisce davvero la frustrazione di Elliot e ci si immedesima in lui, riflettendo sulla sua condizione e sul nostro bisogno di essere considerati). E' la struttura del telefilm però che affossa spesso lo sviluppo e finisce per far dubitare sulla "tenuta" del tutto. 

Lo sai cosa significa essere me? Riesci a immaginarlo? Hai mai provato a metterti nei miei panni? Ma che ne puoi sapere tu che stai lì tutto il tempo a essere come sono io

Quasi sempre infatti buona parte dell'inizio di una puntata riprende situazioni già viste in quella precedente, solo però che stavolta ce le mostra dal punto di vista del "clone". Un punto di vista però superfluo, che non crea tantissimi equivoci come ci si aspetterebbe, non innesca dinamiche drammatiche o esilaranti, non fa sorgere domande o misteri. Si limita semplicemente a riproporre cose già viste, in una sorta di riassunto della puntata precedente da un punto di vista esterno. Va da se che se in una puntata dal basso minutaggio ne "sprechi" buona parte per mostrare cose risapute ti ficchi in un vicolo cieco. Certo, nelle battute finali questo meccanismo regala un paio di spunti interessanti ma non entusiasmanti come ci si aspetterebbe. L'idea dovrebbe essere insomma quella di farci capire che a volte dovremmo vedere le cose dall'esterno, da un altro punto di vista, che spesso il problema siamo noi stessi e le nostre fissazioni. Purtroppo non sempre questo viene reso in maniera ottimale sullo schermo, limitandosi a reiterare determinate situazioni.

Avrei tanto voglia di spaccarti quella testa, ma non voglio ucciderti: potrebbe sembrarmi quasi come se mi suicidassi e non voglio darti questa soddisfazione

Se c'è una cosa che invece funziona e funziona benissimo e l'interazione tra Rudd e Rudd. Forse la cosa più difficile da fare probabilmente. E invece, un po' grazie alla sua interpretazione, un po' grazie ad abili artifici ed effetti speciali, fin da subito ci scordiamo che si tratta della stessa persona e i battibecchi tra i due ci sembrano realistici e coerenti. Ci si ritrova insomma a fare il tifo un po' per l'uno e un po' per l'altro (dopo un inizio molto più "sbilanciato") chiedendoci dove si andrà a parare (il finale purtroppo è scontato e prevedibile) e cosa si inventeranno per incontrarsi il meno possibile o per sostituirsi all'altro appropriandosi delle sua vita.

E' un peccato che la trama e lo sviluppo siano piuttosto scarni perchè le questioni etiche e morali che il tutto poteva sollevare erano davvero interessanti, a volte ci riesce, ma mai del tutto. Come se la serie avesse paura di osare in un senso (la commedia) o nell'altro (i dilemmi etici) restando in un limbo tra le due cose. Troppo "liscia" per graffiare, nonostante regali comunque qualche spunto apprezzabile: ad esempio nello scambio di battute tra i due Rudd, in un senso, e nelle situazioni di smarrimento e frustrazione del protagonista, nell'altro.

In definitiva una serie tv discreta, piacevole, ma che lascia un po' così...con la sensazione che si potesse fare qualcosa di meglio.

PRO

- Idea di partenza interessante
- Le interazioni tra i due Rudd sono realistiche
- Fa sorgere domande

CONTRO

- Sviluppo piuttosto piatto e banale
- Il "flashback" dal punto di vista del clone funziona per un po', poi diventa superfluo
- Poteva osare di più

Voto 7-

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