Quanto meno i nostri giovani hanno ancora una volta dimostrato impegno e dedizione alla causa. Tanto che il loro impiego sta di fatto inguaiando la Next Gen, sia in campionato, dove lotta per non scomparire dal calcio, che in Coppa Italia C, con tanto di pagamento delle conseguenze in semifinale d’andata a Foggia, giocata il giorno prima. Lo dissi già dopo sconfitta di Napoli: avrei preferito perdere giocandomela coi giovani che farlo con quelli di inizio campionato. Qualsiasi fosse stato il risultato.
I vari Iling, Fagioli, Miretti, Soule partono subito col piede giusto. Sfiorano la rete e mandano in gol Kean, poi subentra la collaudata legge del gol-subito/morale-abbattuto. Un gol evitabile da calcio d’angolo e anche noi entriamo nella spirale degli ottavi di Coppa Italia. Da lì in poi ogni calcio d’angolo subito ci fa tribolare poco meno di un rigore contro. Lasciamo al Monza troppa iniziativa, anche se nei fatti non si concretizza in grandi pericoli per Perin. Nel secondo tempo invece tiriamo fuori l’asso dalla manica, quello che ci è mancato per tutto questo tempo. Federico Chiesa. Liberatosi dalle grinfie della monaca di Monza che voleva strappargli le vesti per evitare di mandarlo a rete. Il suo eurogol ci manda ai quarti con la Lazio.
Tra le scene tagliate di questa partita vanno citati il gol annullato a Kean per un processo alle intenzioni del VAR, che considera involontario il tocco di un giocatore del Monza che diversamente avrebbe rimesso invece in gioco Moise. E la rabona di Di Maria, che grazia il portiere e ci condanna a soffrire fino alla fine. Un pizzico di rispetto per la tua squadra avrebbe imposto l’obbligo di sacrificare l’aspetto estetico per la concretezza. Segnali del fatto che non si è ancora ben capito che dobbiamo rimboccarci le maniche tutti, quest’anno.
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