sabato 11 aprile 2009

Genoa-Juventus 3-2 (errare humanum est perseverare è juventino)

E ci verranno a dire… Ranieri con i suoi amici mediocri, ci verranno a dire che quell’espulsione di Camoranesi (nel secondo tempo e sul 2-1 per loro a 30’ dalla fine) ci ha spezzato le gambe precludendoci la possibilità di rimonta, ma mentiranno sapendo di mentire, poiché una formazione che subisce 15 gol 15, in 9 partite non merita neppure il secondo posto. E ci verranno a dire che il Genoa è stato superiore, che anche è vero e sacrosanto, ma chi non lo è a questa Juve? Basta scusanti caro cantante, chi vuol migliorarsi, come ami ormai ossessivamente ribadire, deve fare continuamente un’analisi di se perché se errare humanum est perseverare è juventino. La splendida partita del Genoa, che in tecnica e velocità ci ha surclassato, dev’essere uno schiaffo in viso alla presunzione di grandezza di una squadra che non lo è mai stata. Domenica prossima perderemo anche il secondo posto ed allora tutto il nostro castello di presunzione crollerà e sarà questa la nostra peggior sconfitta stagionale. Ma l’analisi va fatta ora e non a fine stagione, perché la serietà delle grandi squadre lo impone. Non possiamo più cincischiare con un campionato ormai morto e sepolto e con un secondo posto, a mio parere, fortemente compromesso.
Detto questo cosa vuoi dire di questa partita? Il Genoa ci umilia pesantemente. Le pecche difensive si sono acuite al punto da divenire imbarazzanti. Più veloci sul tutto il campo si inserivano tra le nostre maglie come coltello nel burro. Poulsen… ma come si fa ancora a considerarlo un giocatore di calcio e non uno a cui far pagare il biglietto? Analizzando i  loro primi due gol si può vedere come sia facile penetrarci in solitaria, e tutto questo anche prima dell’espulsione. Thiago Motta lo abbiamo incoronato eroe di serata, quando invece dovremmo dare il suo premio ai nostri difensori centrali. Ma quel che al danno aggiunge la beffa e quella rosa genoana piena di rinnegati juventini. Grygera, ma perchè mettere in campo questo essere stasera in 10 e in svantaggio? Era scontato che una volta raggiunto il 2-2 non saremmo stati in grado
Ai dirigenti: Come fate a non vedere che quest’anno è peggio dell’anno scorso? Non siate così stolti da rinunciare al vostro polso… se ne avete uno. Avete lasciato a Ranieri l’intero onere di organizzare la campagna acquisti e ve ne siete lavati le mani come Ponzio Pilato, ora che però siamo giunti alla nostra Pasqua dovete capire che agli ubriachi non gli si permette di guidare e dovete convenire che se voi così facendo vi siete salvati così poco elegantemente, quando ancora una volta arriveremo terzi e andremo ai preliminari proprio come un anno fa ma con molti soldi in meno… dovrete cacciare il cantante

venerdì 10 aprile 2009

Le 10 sorprese e le 10 delusioni (prima parte)

A volte quando guardiamo dei film abbiamo delle aspettative molto forti (vuoi per la critica particolarmente benevola, vuoi per la trama "convincente", vuoi per gli attori o per il regista che molte volte sono una garanzia) ma alla fine della visione restiamo del tutto delusi (sempre se alla fine della visione riusciamo ad arrivarci).
Altre volte invece guardiamo dei film con la consapevolezza che potrebbero benissimo essere due ore del nostro tempo sprecate, o che difficilmente riusciremo a digerirli del tutto.

Ecco quindi una piccola classifica delle 10 maggiori sorprese filmiche in positivo, e delle 10 maggiori delusioni.

Sorprese

1)Memento - Difficile la struttura, complicata l'interpretazione, attori discreti ma non tra i migliori in assoluto, regista semi-esordiente. Un film intellettualoide e noioso? Assolutamente no, anzi il tutto si tiene in piedi solidamente e avvince, riuscendo a intrattenere e stupire con pochi "effetti" ma molte idee. Originalissimo e ineguagliato nel suo filone (quello del film a scatole cinesi). Piccolo capolavoro.

2)Cube - Secondo molti un mero esercizio di stile, inverosimile, un horror che non fa paura.
Secondo altri (ed io sono tra questi) invece un prodotto originale, con molte idee e pochi fronzoli, che trasmette tensione senza mostrare quasi nulla. Cult

3)Donnie Darko - Uno dei 100 migliori film della storia secondo molti, un film incomprensibile e nonsense secondo altri, nessuna delle sue definizioni mi sembra la più azzeccata.
La cosa migliore del film resta l'indagine sull'adolescenza all'interno di un decennio particolare come gli anni '80. La colonna sonora è bellissima, gli attori in parte il regista per essere un esordiente è ingegnoso.
Forse la parte più puramente fantascientifica e misteriosa è un po' di "difficile" interpretazione, ma si ha (quasi) sempre la sensazione che tutto torni. Affascinante.

4)The butterfly effect - Il tema degli universi paralleli, del destino, e dell'importanza delle scelte compiute nella vita, è un campo minato. Se non sei un grande regista e non disponi di grandi attori quasi sempre il film si rivela un disastro. Questo Butterfly effect tolta qualche ripetizione e qualche concessione adolescenziale è un prodotto discreto che tratta un tema difficile e lo fa con leggerezza senza quasi mai risultare patetico. Coinvolgente.

5)L'uomo che non c'era - I Coen si amano o si odiano, difficili le mezze misure.
Verbosi, ambiziosi, o casinari, i loro film sono comunque degli ottimi esempi di cinema "delle conseguenze" con protagonista il destino. Tutto nasce sempre per caso ed avrà conseguenze catastrofiche, per tutti.
Il film simbolo di questo modo di raccontare le cose è L'uomo che non c'era, un ottimo noir girato in bianco e nero dove alla fine i Coen ci disegnano uno spaccato spietato dell'America. Ottimo Billy Bob Thornton. Simbolico.

6)Terrore dallo spazio profondo - Remake di "L'invasione degli ultracorpi" di Don Siegel. I remake di solito sono delle mere operazioni commerciali o dei film che riciclano idee già "inventate" da altri. In questo caso si avverte davvero la sensazione di qualcosa di incombente, la tensione è ai massimi livelli, gli attori tutti molto bravi. Da riscoprire.

7)1408. Di solito (a parte rari casi) le riduzioni cinematografiche delle opere di Stephen King non sono del tutto riuscite e non sfruttano appieno le loro enormi potenzialità. In questo caso il film invece si lascia vedere e riesce per larghi tratti a sorprendere con soluzioni riuscitissime (l'uomo che guardando alla finestra in realtà è come se guardasse uno specchio ad esempio) e con un'ottima messa in scena.
Forse il finale non è dei migliori, ma nel contesto del film risulta azzeccato. Niente male.

8)The Village - Shyamalan dopo un inizio folgorante (il Sesto senso fece gridare al capolavoro), ha via via perso quella vena geniale e misteriosa degli esordi facendo ricredere molti sul suo talento. Dove comincia la discesa? In tanti si sono scagliati contro questo The village che in realtà non è un film che vuole stupire come quelli del passato, ma intrattenere e far riflettere. Le ambizioni secondo me sono quasi tutte ripagate. Sottovalutato.

9)Il cavaliere oscuro - Batman aveva fatto il suo tempo: troppi i tentativi di modernizzare e di rendere attuale un personaggio come quello del "pipistrello".
Tim Burton restava (e per certi versi resta ineguagliato), ecco perchè Batman Begins dell'ottimo Christopher Nolan stupì molti, ma si credeva che fosse davvero l'ultimo atto.
Il Cavaliere oscuro invece dimostra che se si hanno le idee, nulla ci è precluso a priori, riuscendo a ripescare un personaggio come il Joker e sbolognarlo alle nuove generazioni senza apparire eretico. Inaspettato.

10)The skeleton key. Un horror molto poco horror. un film misterioso con tocchi di soprannaturale in realtà, con un'atmosfera maligna che si respira in tutta la pellicola e soprattutto con due ottimi attori di "vecchio rango": Gena Rowlands e John Hurt. Non un capolavoro, ma un ottimo horror psicologico di questi tempi è cosa rarissima. Non banale.

Alla prossima per le dieci delusioni.

mercoledì 8 aprile 2009

Sisma in Abruzzo - anche Steve Hackett rivolge un pensiero agli abitanti delle zone colpite dalle pagine del suo sito

Dell’umiltà e dell’umanità di Steve Hackett, ex chitarrista dei Genesis (nonché mio chitarrista preferito), non si avevano dubbi. Già in occasione della notizia della scomparsa di John Mayhew non aveva perso occasione per rivolgergli un pensiero, anche non avendo mai condiviso con lui il palco perché entrato successivamente nella band, ora dalle stesse pagine del suo blog rivolge un piccolo ma sincero pensiero agli abitanti delle popolazioni abruzzesi colpite dal sisma del 6 Aprile. Lui che è appena reduce da una tournée in Italia, paese che l’ha sempre amato artisticamente sin dai tempi dei Genesis e che ogni volta lo accoglie calorosamente, ha avuto a sua volta sempre un occhio di riguardo per i propri fan italiani. Riporto la traduzione delle sue parole unendomi con lui nel cordoglio alle vittime:
Reduci della recente visita della mia band in Italia dove ancora una volta siamo stati accolti con entusiasmo e calorosa ospitalità da tutti i nostri amici italiani, è stato scioccante assistere alle notizie del terremoto dell'Aquila e di vedere questa terribile tragedia. Molti hanno perso i propri cari, le case e mezzi di sussistenza. Dall’Inghilterra noi tutti mandiamo a voi la nostra solidarietà ai superstiti e i migliori in bocca al lupo ai soccorritori. Le ultime agenzie indicano che circa 100,000 persone sono state costrette ad abbandonare la zona, mentre il numero di morti è ancora incerto. Per ora da tutti noi, i nostri pensieri sono con voi.
(Steve Hackett)

martedì 7 aprile 2009

INTO THE WILD – Sean Penn (USA 2007) [recuperafilm]

Vale la pena spendere più di una parola su questo grande film di Sean Penn. Uno di quei film che ti rimangono dentro, anche se idealmente sei molto lontano dal suo protagonista, analizzandolo da una prospettiva che forse è più vicina a quella del regista che a quella dei lettori del libro o gli stessi fan del film.

La felicità è reale solo se condivisa, è la fase che il suo protagonista scrive su un libro e che risuona più come piccolo rimorso e presa di coscienza finale che come summa delle proprie esperienze. Il film, basato sul romanzo di Jon Krakauer Nelle terre estreme, narra la vera storia di Christopher McCandless, un giovane di famiglia benestante che, Nauseato dal consumismo e dagli ipocriti segreti dei propri genitori, dopo la laurea decide di tagliare i ponti col proprio passato e di partire per un solitario viaggio nei luoghi più incontaminati e selvaggi dell’America. Così Chris fa perdere le proprie tracce e sceglie per se lo pseudonimo di Alexander Supertramp. Nel corso del suo vagabondare avrà occasione di incrociare sulla sua strada persone che da lui trarranno e che a lui restituiranno amore ed esperienze umane, ma che poi abbandonerà puntualmente spinto dal suo sogno egoista, forse nella paura di non costruire qualcosa di troppo simile ad una famiglia, che tanto l’aveva deluso nella sua adolescenza, Alexander Supertramp non si legherà mai pienamente a nessuno tranne che alla propria esistenza e al suo sogno di raggiungere l’Alaska. Come un figlio della civiltà che cerca asilo ed adozione nella natura Alexander vaga nelle terre selvagge solitario, scalando vette, affrontando rapide e cacciando animali selvatici per nutrirsi ma si accorgerà ben presto di essere come un cuculo in un nido ostile e che questo nuovo mondo non appartiene più agli uomini da tempo, come Chris stesso ammetterà.

In questo processo di iniziazione tra il neo uomo Alexander e la natura vi è per tutto il film la figura di un giudice neutrale, la cui presenza può essere percepita nei splendidi scenari del film, parlo cioè di Dio, che alla fine viene addirittura chiamato in causa più volte dai personaggi. Nel suo viaggio Chris (Alexander) mostra alla natura tutte le sue appartenenze alla civiltà. Lavora per procurarsi i soldi necessari al suo viaggio, caccia col fucile e non riesce a salvare il proprio cibo dalle mosche e dai lupi che ne banchetteranno a sue spese. Sino a non prevedere la formazione dei fiumi dalla neve che si scioglierà in estate e lo intrappolerà nelle terre selvagge.

Nella sua fuga dalla civiltà quel pulmino abbandonato che userà come casa apparirà sempre più come un rifugio trovato in esilio, o un’ambasciata in terra straniera. Tutto questo la natura lo condannerà non accogliendolo come suo figlio. Chris che fugge in cerca di asilo politico viene così accoltellato alle spalle, avvelenato da un erba che credeva commestibile perché si era ancora una volta sbagliato nel trovarla con i mezzi umani come quelli di un libro. E nella sua ultima alba Dio gli si rivela suggerendogli le lezione: La felicità è reale solo se condivisa. E tutti quei suoi simili, compresi i suoi genitori e sua sorella, che lui aveva sbrigativamente catalogato come esperienza non fondamentale per la sua vita tranne che per le proprie esperienze gli appaiono la vera felicità, quella che tanto aveva cercato sfuggendo paradossalmente da essa.

voto 8,5

domenica 5 aprile 2009

Juventus vs Chievo Verona 3-3 (fascia sfasciata, partita buttata)

Non nascondo tutta la mia rabbia e la frustrazione per questa partita buttata alle ortiche da una difesa a dir poco dilettantistica. Tre significativi affondi e tre gol di Pelissier e per di più tutti e tre sulla fascia sinistra, con i primi due in fotocopia. Continuiamo a regalare momenti di gloria ad avversari di basso medio classifica che non vedono l’ora di andare a farsi un giro sulla giostra di Torino. Ma quel che più mi stronca e quel mio grido profetico: “Melberg… Aiutate Melberg con nessuno che andava a dare una mano al vikingo in chiara difficoltà al 90’. E poi Chiellini… ma come si fa a lasciare Pelissier morire così di solitudine? Si possono tenere in difesa giocatori tanto timorosi degli avversari? E continuiamo così, facciamoci del male.
Sarà che ormai la Domenica alle 15 siamo abituati a fare una pennichella, con calcio-business che ci continua a propinare match da Tony Manero al sabato sera, sarà perché questa squadra soffre le pause, come se necessitasse di una pressione costante o forse come ho sempre detto non riesce ad entrare nell’ottica cinica di chi sa sfruttare le partite inutili, come si potrebbe definirle, cioè quelle che sulla carta non puoi contarle ma che intanto devo vincerle. Fatto sta che al di là di ogni analisi il primo tempo da valium è finito 2-1 per loro con due significativi affondi da lanci lunghi alla fifa 2009. Un primo tempo a dir poco imbarazzante in cui ci son cadute le braccia, con una difesa di fascia sinistra sfasciata. Il capitano appannato e stanco viene sostituito nella ripresa con il separato in casa Trezeguet, ma soprattutto con l’ingresso di Zebina per Grygera la partita era riuscita a cambiare. Le occasioni erano arrivate e con loro il pareggio e poi il vantaggio di Iaquinta. Ma se poi al 90’ butti via tutto col Chievo,  come fai a meritare un miracolo stile Lourdes che si chiama rimonta di 7 punti? La partita di oggi è dunque lo specchio di un’intera stagione e può benissimamente esserne la sintesi.
Stasera la partita non vedetela, uscite per una passeggiata con le vostra famiglie e non sprecate inutilmente questa Domenica delle Palme. Tanto il risultato ve lo dico io: 2-0 per in nerazzurri, con un gol per tempo di ibrahimovic. Un altro passo verso l’autolesionismo.

giovedì 2 aprile 2009

Addio John Mayhew, primo batterista dei Genesis

E’ scomparso pochi giorni fa, in sordina così come era scomparso dalla scena musicale progressive rock degli anni ‘70, John Mayhew uno dei primi batteristi dei Genesis (dopo la breve parentesi di John Silver e Chris Stewart). Dopo aver inciso Trespass (1970), secondo album in studio dei Genesis, John fu scaricato dal gruppo che gli preferì Phil Collins. Mayhew, che sempre ha ammesso di essere il meno talentuoso della formazione dell’epoca, si ritirò a vita privata in Australia. La sua collaborazione in Trespass non è però passata inosservata per fan del gruppo, i quali nel corso degli anni gli hanno riconosciuto il merito di aver contribuito in maniera fondamentale al sound di quell’album, che all’epoca della sua incisione poteva vantare soltanto poche copie vendute ma che sino ad oggi è divenuto un cult della loro discografia.
Dopo molti anni di esilio mediatico nel 2006 John Mayhew partecipa al Dusk Day in Umbria, la reunion annuale dei fan dei Genesis in Italia organizzata dalla fanzine Dusk. In questo video, tratto da YouTube, Mayhew appare affabile e disponibile come lo era stato durante tutta la manifestazione in cui rilasciò una memorabile intervista che suonava come un’autobiografia. Dopo questa esperienza Mayhew si vide recapitare un assegno milionario, il frutto delle royalties mai incassate per quell’album che all’epoca pensava fosse solo un’esperienza giovanile infruttuosa, denaro che il povero John non è riuscito a godersi. Il batterista si è spento il 26 Marzo scorso, giusto un giorno prima del suo sessantaduesimo compleanno, ma la notizia è trapelata solo da un paio di giorni fa tra lo stupore dei fan che credevano si trattasse di un brutto pesce d’Aprile. John Mayhew è così il primo membro del gruppo inglese ad abbondonare il palcoscenico della vita, anche se continuerà per sempre a risuonare nell’ossessivo ritmo di The Knife o nel carezzevole Visions of angels.
Goodbye John !

lunedì 30 marzo 2009

C'era una volta un post... che credeva di essere Brad Pitt

C'era una volta un uomo che credeva di essere Brad Pitt. Il suo scopo era fare carriera rinnegando il proprio passato in modo di potersi vestire di panni lindi e pinti. Voleva avvalersi del diritto all'oblio, manco se quelli vecchi fossero sporchi di chissa quale crimine di guerra.

Comunque, fin qui si sarebbe anche potuta capire la faccenda. Con un po di sforzo, ma si sarebbe potuta capire. Il bello viene dopo. Mesi di minacce di querela, intimidazioni, denigrazioni quali: "siete dei sempliciotti, vi faccio passare l'anima dei guai, vi faccio chiamare dal mio legale, "mi iscrivo ai terroristi" (nota citazione del signor Magnotta... speriamo non mi contattino i suoi familiari per obliare chi già appartiene al mondo dell'oblio). Insomma una noia tremenda.
La vera cosa esilarante però è che nel farlo, il suddetto si firmava... Si Firmava... SI  FIRMAVA. Cioè praticamante si indicizzava da solo su Google Search, chiedendo a noi di disindicizzarlo. Assurdo vero?

No non è un film, è una storia vera. E' la storia di chi si era montato talmente la testa da pretendere di cancellare lo stesso passato (che ancora gira per altro) come in 1984 di Orwell. Qualcuno una volta disse: "Non potete uscire di casa od andare alla ricerca di contenuti da rimuovere sui computer della gente solo perché volete che il mondo si dimentichi di qualcosa"

Ad ogni modo, visto che anche noi abbiamo un limite di sopportazione e che (in definitiva) delle vicissitudini di quest'uomo non ce ne può fregare di meno, dato che davvero non è Brad Pitt (e speriamo che il signor Pitt non si lamenti di essere stato indicizzato da cotali sempliciotti) abbiamo deciso di eliminare le parti in cui è stato (o dovremmo dire si è) citato.

Chiudo con un monito. Guardatevi bene dall'omaggiare qualcuno o dal parnarne bene sui vostri Social Network o Blog... perchè potrebbe incazzarsi e mandarvi i Marines.

venerdì 27 marzo 2009

U2 - NO LINE ON THE HORIZON

© 25 febbraio 2009
I miei voti ai pezzi. Già su: http://www.highinfidelity.net/genesisforum/topic.asp?TOPIC_ID=5063
No Line on the Horizon - A me più che A sort of homecoming ricorda moltissimo Where the streets have no name, poi assume una sua fisionomia, ma quel retrogusto non va via fino alla fine (Caruccia,7,5)
Magnificent - Sicuramente si capisce subito che sarà la migliore dell'album, degna degli U2 di una volta (8,5)
Moment of Surrender - l'inizio è molto simile a Stuck in amoment..., poi procede su matrice soul e scorre gradevole ma nulla più.
Bello l'assolo, ma (concordo con Rosario) è troppo lunga (6,5)
Unknown caller - Ti si stampa subito in testa, magari non sarà il massimo dell'originalità, ma gli assoli e l'organo creano una bella atmosfera, quasi simile agli ultimi Marillion (voto 8)
I'll Go Crazy if I don't Crazy Tonight - gradevole ma un po' sottotono e noiosa (voto 6)
Get on your Boots - Ho già detto ciò che ne penso, e tutto sommato (fortunatamente) c'azzecca poco col resto (voto 5).
Sembra la brutta copia di Elevation.
Stand Up Comedy - Mah, si ha come l'impressione che il disco abbia uno stallo: tutto molto gradevole ma dopo una partenza sparata sembra adagiarsi su sonorità simili agli ultimi album.
Bello il riff, ma a questi U2 poppettari e spensierati preferisco quelli malinconici o punkettoni. (voto 6)
FEZ/Being Born - Niente male, niente male davvero (voto 8--)
White As Snow - Ballad che esalta l'interpretazione di Bono,ce ne sono di migliori ma è un bel sentire (voto 7)
Breath - aggressiva, pungente, ma a mio avviso poco incisiva come vorrebbe (voto 7)
Cedars of Lebanon - piacevole, delicata e inquietante (7,5)

Voto complessivo: 7 …In definitiva un album molto piacevole e in controtendenza con gli ultimi U2, ma The Joshua tree e Unforgettable fire sono di una altro pianeta.

 

mercoledì 25 marzo 2009

GRAN TORINO – Clint Eastwood

Il vecchio Clint ormai è una sicurezza: scegliendo di andare a vedere un suo film si ha la certezza che quello che vedremo, nel peggiore dei casi, sarà comunque un prodotto più che discreto.

Gran Torino rispetto ai film del recente passato è quello che più si ricollega all'Eastwood vecchio stampo: ironico per buona parte del tempo, e crudo quando c'è bisogno di "venire al dunque". Ecco quindi che la prima parte del film è incentrata sulle differenze: differenze tra un padre è un figlio, differenze tra un vecchio e dei ragazzini, differenze culturali in un' America ormai del tutto multietnica e che fatica a comprendersi (le battute filo-razziste che permeano buona parte del film).

Quando le cose precipitano però, lo fanno bruscamente: più il vecchio Kowalski si ritrova coinvolto, più qualcosa di molto spiacevole sta per incombere. Ed è in questa seconda parte che la pellicola affronta i temi più forti: il valore della vita, la morte, il desiderio del perdono, la fede. Il finale in questo senso è risolutore e fortemente significativo, sia per il personaggio protagonista del film, sia per Eastwood stesso. In un mondo profondamente diverso e ormai del tutto al di fuori della comprensione di un vecchio che ha combattuto per tutta la vita, l'ultima soluzione è mettere da parte le armi, l'unico modo per salvarsi e salvare chi ci sta vicino non è combattere ma sacrificarsi per gli altri.

Se pensiamo che (a detta dello stesso Eastwood) questa potrebbe essere l'ultima prova attoriale del grande Clint, il finale assume ancora più risalto, e in un certo senso quel velo di inquietudine che avvertivamo in tutti i suoi film più recenti qui risulta per forza di cose amplificato. Per quanto riguarda gli aspetti tecnici è inutile citare la regia, mentre la scena stavolta è tutta ricoperta da Clint, che in un certo senso oscura tutto i resto (gli altri attori appaiono quasi di contorno).

Lo sviluppo della storia forse è risaputo e poco originale (unica pecca del film, assieme ad un cast di attori per forza di cose non all'altezza), riprendendo sostanzialmente l'andamento di film come Million dollar baby, ma Gran Torino è così pregno di riflessioni e di ironia amara che non c'è davvero nessun motivo per perdersi questa ennesima fatica del grande regista.

Voto 8.

sabato 21 marzo 2009

Roma-Juventus 1-4 (one for you, four for me)

In molti ancora ricordano quell’irridente “4 e a casa” di capitan Totti. da allora possiamo dire di esserci presi molte rivincite sulla Roma. C’è da ammettere che stasera abbiamo viaggiato sul velluto grazie alla situazione assenze romanista, ma d’altronde una volta tanto può capitare anche a noi di avere meno infortuni dell’avversario, no? un'altro 4-1 e godiamo a predercene gusto, soprattutto con un avversario storico come la Roma.
Il nostro primo tempo condotto con sufficienza si reggeva sulla loro mediocrità e quel gol di Loria ad avvio di ripresa poteva spaventare molti. Con tutta onestà, a differenza del pessimismo post gol del Bologna di sabato scorso, stasera sentivo che la partita potevamo farla nostra. La reazione dei giocatori bianconeri difatti non si è fatta attendere. Poco ha sofferto la difesa è Iaquinta si è regalato, e ci ha regalato, una splendida doppietta. Poi quel gol di Nedved alla vecchia maniera da fuori area… che dire, davvero la serata perfetta. Alla fine sembrava anche esser ritornato anche il cosiddetto stile Juve, con i nostri che parevano non voler infierire sull’avversario a terra.
I dati dicono che stecchiamo con le piccole e ci vinciamo i big match. E forse questa la chiave di volta di questi ultimi due campionati bianconeri? In parte si, e l’ho anche più volte ribadito da queste righe. L’ha già detto Ranieri dobbiamo migliorarci? Ormai è un tormentone e speriamo duri ancora poco, anche perché fosse così Ranieri potrebbe registrare un videotape e mandarlo in onda al posto della diretta, guardate le sue interviste e ditemi se non ripeta sempre le stesse cose, e lo dico con simpatia e senza polemica.