Gli anelli del potere ovvero la serie sulla quale tutti amano polemizzare. Da chi (a ben donde) ha cominciato fin dall'annuncio a chiedersi come potesse una serie, senza diritti d'utilizzo del Silmarillion e simili, raccontare qualcosa di aderente agli scritti di Tolkien (la risposta l'abbiamo avuta subito=racconta poco e inventa molto). Ci sono poi i puristi assoluti dell'opera originale (quelli che perfino all'epoca della trilogia di Peter Jackson avevano definito l'operazione una schifezza perchè non c'era Tom Bombadil o perché Legolas surfava sugli orchi) pronti a mettere sulla croce qualunque "licenza poetica" che rovinasse la sacralità dell'opera originale. Abbiamo avuto poi i vari esperti di moda ("i vestiti non sono credibili, non si possono guardare, inaccettabile questa serie"), gli pseudo linguisti ("non parlano mai in elfico e utilizzano un linguaggio inesatto"), i nazi ossessionati dalle etnie nei telefilm o gli onnipresenti fustigatori del politicamente corretto pronti a distruggere qualsiasi serie a loro giudizio troppo inclusiva. Ci sono poi i fan della trilogia di Peter Jackson, pronti a scandagliare frame per frame la serie per confrontare qualsiasi cosa e giudicarla peggiore. I musicofili, quelli che associano ancora ogni scena o personaggio ad un tema della colonna sonora di Howard Shore o che ricordano a memoria ogni canzone presente nel libro, pronti a darsi fuoco per l'incapacità di riproporre certe atmosfere musicali.
Potremmo andare avanti per ore, perchè di categorie di polemisti ce ne sono potenzialmente di infinite. Sono ovunque tra coloro che abbiano letto il libro e non, tutte intorno a noi, a volte siamo noi stessi. Come può allora una serie di questo tipo essere valutata serenamente, senza farsi offuscare nel giudizio da tutte queste voci che ti rimbalzano nella testa? Non si può, bisogna tapparsi le orecchie e cominciare dalle radici, dimenticandosi tutte le sue ramificazioni.