giovedì 30 gennaio 2025

Juventus 0-2 Benfica – UCL 8ª 24/25 – un branco di portoghesi

Trovare parole nuove per questa squadra diventa sempre più arduo ed inutile. Ripetersi non è un rischio ma un obbligo. Pian piano scivola via ogni voglia di incazzarsi. Di reagire negativamente e con forza a questa situazione che peggiora di partita in partita. Siamo impotenti come i giocatori in campo che ormai navigano a vista. Nessuno alza la voce, nessuno sbatte i pugni. Nelle interviste solo ovvietà e rassegnazione sui volti. Lo specchio di un tecnico che si incazza solo con l'arbitro quando crede di subire un torto ma che per il resto resta fedele al progetto disegnato per lui dai figli di padre tempo. Buddisti con gli occhi chiusi che porgono l'altra guancia quando prendono schiaffi.

mercoledì 29 gennaio 2025

Indiana jones e l'antico cerchio. Come i film, meglio dei film (alcuni almeno)


Inutile girarci intorno. Gran parte della fortuna di saghe videoludiche come Tomb Raider o Uncharted è dovuta alle loro "atmosfere "alla Indiana Jones. Il gusto per l'avventura, i misteri, l'esotismo mescolato con quel tocco di sovrannaturale, gli antichi templi pieni di segreti, i trabocchetti, le antiche maledizioni...Tutte caratteristiche inconfondibili che, se trasposte sulle nostre console o i nostri PC, ci permettevano di vivere quelle avventure in prima persona anche se impersonavamo protagonisti diversi da Indy, pur con dei tratti in comune.
Non che non fossero già usciti videogiochi dedicati al famoso archeologo (belli e pure di discreto successo) ma si trattava, già all'epoca di uscita di Tomb Raider, di veri e propri "reperti archeologici" al confronto, giochi che se propinati ad un videogiocatore a digiuno di storia videoludica, ci saremmo vergognati a definire come vera essenza delle avventure di Indiana Jones (anche perchè alcuni di questi appartenevano pure a generi bellissimi ma non esattamente l'essenza dell' immedesimazione). Altri poi ne uscirono, sulla scia del successo delle due saghe sopracitate ma non erano proprio il massimo.

domenica 26 gennaio 2025

Napoli 2-1 Juventus – Serie A 22ª 24/25 – Bullizzati da Conte


Motta contro Conte non ha solo perso, è stato bullizzato, il che è peggio. Perde su tutti i fronti. Su quello calcistico e su quello morale. Deriso e insultato dal pubblico di Napoli come la figlia di Fantozzi al Natale aziendale, mentre lui la prende per mano, saluta e mestamente se ne va. Preso a schiaffi sia in campo, dove, dopo un discreto primo tempo chiuso in vantaggio, sparisce completamente nel secondo con dei numeri che nemmeno Napoli-Juve Next Gen avrebbero registrato. Zero tiri nello specchio, zero verso la porta. Tradotto in una lingua più comprensibile alle neo masse: expected gol = 0. Poi, nelle interviste, che come al solito gli scrive ChatGPT quando rientra negli spogliatoi, ci ricorda che il Napoli è primo, che la Juve non vince a Napoli dal 2019, che loro giocano una volta a settimana e noi ogni tre giorni, non ci sono più le mezze stagioni e con ventimila lire una volta ci andavi a cena. Il discorso più scontato della storia dopo la sconfitta più scontata della stagione. Mi chiedo allora cosa si sia presento a Napoli. Dopo una resa incondizionata e vergognosa "non è preoccupato, ma dispiaciuto" (cito testualmente). Una Juve che inizia anche a perdere, dopo una valanga di non vittorie (questo sono i pareggi) è infatti un progetto che inizia a prendere piede, per gli Adani & co. Magari anche Motta ha un futuro sul web insieme e lui e Cassano.

sabato 25 gennaio 2025

Avvocato di difesa - terza stagione (2024)


Crime drama, legal drama, thriller...sono i generi che probabilmente stanno regalando a Netflix maggior fortuna. La gente è sempre assetata di "sangue" e la piattaforma lo sa bene e batte il ferro finché è caldo. Tuttavia ci sono alcune serie TV che, pur rientrando nel genere e possedendone le caratteristiche, si differenziano per l'approccio. Tra queste va citata sicuramente "Avvocato di Difesa", serie tratta dai romanzi di Michael Connelly (dai quali fu già tratto anni fa un film) arrivata alla sua terza stagione. A differenza dei molti esponenti del suo genere la serie si contraddistingue per un approccio più "leggero", meno oscuro, sià per atmosfere che nella rappresentazione del protagonista. 

mercoledì 22 gennaio 2025

Club Brugge 0-0 Juventus – 7ª UCL 24/25 – calcio spumante, panettone e biscotto



La primavera è ancora lontana, la rondine è già fuggita. Come previsto, e a conti fatti, la vittoria col Milan è stato l'ennesimo fuoco di paglia di questa stagione. I numeri sono sempre più impietosi delle chiacchiere dei fan boys di Motta a tutti i costi. Sedicesimo pareggio stagionale (16) e siamo ancora a gennaio. Era dal 2012 che una partita di Champions non finiva con un solo tiro dello specchio e se contate che quel tiro è stato il nostro, da fuori area con Locatelli, capirete che quelli con la maglia del Pisa (battuti 3-1 dal Milan di Fonseca) sono stati tutt'altro che irresistibili, mentre noi i soliti inconcludenti. Insomma, più che calcio Champagne, il solito panettone e spumante. In più con biscotto, dato che alla fine il pareggio andava bene anche a loro.

domenica 19 gennaio 2025

Juventus 2-0 Milan – 21ª Serie A 24/25 – ritornava una rondine al tetto...

Nello scontro diretto per il quinto posto la Juventus riprende e finalizza quello che aveva solamente accennato in Supercoppa Italiana, quando era già stata superiore a questo Milan, ma non aveva retto più di settanta minuti, prima di crollare e dopo aver sprecato l'impossibile. Per il Milan invece non sempre è Natale, finite le feste dolori di tasca e dolori di testa. Non si può pretendere di rimontare ogni volta da situazioni di svantaggio. 

mercoledì 15 gennaio 2025

Atalanta 1-1 Juventus – 19ª Serie A 24/25 – In medio stat mediocris


Eppur si muove, predicano alcuni scienziati guardando la classifica. Poi come Cristoforo Colombo pensano di essere arrivati in India facendo il giro opposto, ma al contrario del navigatore genovese hanno sovrastimato la grandezza della terra bianconera. Questi 13 pareggi altro non sono che 8 sconfitte (condite da 1 pareggio e solo 4 vittorie). Perciò, prima di avventurarvi in circumnavigazioni dialettiche e sofistiche, dovreste aprire la calcolatrice che è sul vostro telefono e fare due conti. Questa Juventus è matematicamente mediocre, lo dice la matematica e questo (finora) è inconfutabile.

martedì 14 gennaio 2025

Squid Game - seconda stagione (2024)


Chi scrive non ha mai creduto che Squid Game fosse quella serie rivoluzionaria o epocale spacciata da molti dopo il grande successo della prima stagione. E non possedeva neppure tutta questa originalità, non solo in assoluto, ma anche all'interno del produzioni orientali (senza scomodare i vecchi Mai Dire Banzai o Takeshi's Castle che dir si voglia, la saga di Hunger Games, lo stesso Saw, basti pensare al recente Alice in Borderlands: serie giapponese uscita appena un anno prima e per certi versi ben più complessa). Tutte produzioni precedenti e per certi versi più originali.
Allora cosa ha decretato il successo del telefilm coreano, tanto da renderlo icona stessa di Netflix?


"A grande richiesta..."


Innanzitutto una struttura estremamente semplice e alla portata di tutti: i giochi di sopravvivenza sono basilari, addirittura infantili (prendete ad esempio il famoso Un Due Tre...Stella, qui riproposto), facilmente comprensibili da un pubblico orientale quanto occidentale. La trama non è particolarmente complessa e si presta facilmente alla reiterazione di certe dinamiche assimilabili a quelle dei reality (il montepremi finale, le eliminazioni, le alleanze, le rivalità ecc.) che fanno sempre presa su una parte di pubblico (anche se qui gli esiti sono molto più intuibili essendoci un protagonista e dei personaggi più importanti di altri ai fini della trama).In questo caso però abbiamo la componente splatter o comunque sanguinolenta (chi perde in un gioco perde tutto: muore) che (seppur si tratti di finzione) regala maggiore tensione e ansia nello spettatore. Una tensione che regge bene, soprattutto per quanto riguarda i personaggi minori ma che alla lunga in finisce per scemare un po'. E' come confrontare la prima stagione del Grande Fratello a quelle successive. Conosci già la struttura dei giochi, buona parte delle regole, i trucchetti che si inventeranno gli autori, gli errori che inevitabilmente i protagonisti finiranno per commettere. Svanisce insomma l'effetto novità.


Anche in oriente hanno il loro Thanos. E con se ha pure le gemme che gli fanno vedere l'infinito 


Entra qui allora in ballo la componente psicologica. Perchè se è vero che i personaggi della prima stagione e di questa seconda sono piuttosto stereotipati (più che altro per essere più facilmente identificabili, essendo tanti) offrono comunque lo spunto per immedesimarci in alcuni di loro, di empatizzare e quindi di entrare a fare parte in un certo senso della loro cerchia, del loro gruppo. Di tifare per loro.
Anche se il protagonista offre, più che in passato, una sorta di bussola morale e un faro con il quale separare nettamente gli ideali più nobili da quelli più cinici ed individualisti, egli stesso non esiterà, se messo alle strette, ad anteporre la sua "missione" (sgominare l'organizzazione dietro il gioco) al benessere collettivo. Ci vengono insomma continuamente poste le classiche domande "tu cosa faresti se fossi nei loro panni"? "In quale categoria ti immagineresti se partecipassi anche tu?". "Cosa sacrificheresti?". C'è insomma anche una forte componente di indagine sociale.
In fondo la serie stessa nasceva (prima di trasformarsi nel fenomeno globale che conosciamo) come un'analisi spietata sulla società nella quale viviamo e un'invettiva al classismo e al capitalismo che rende i ricchi e potenti in grado di decidere il destino di tutti gli altri, quasi come fosse un gioco. Perchè non renderlo effettivamente un gioco allora?


" Ti sei portato almeno la maglia di lana?"


In questa stagione si cerca insomma di esaltare la componente più psicologica delle vicende, altrimenti legate a meccanismi troppo ripetitivi e reiterati (i giochi in se, come detto, non sono esattamente il massimo della complessità). In questo senso va evidenziato lo spazio infinitamente maggiore dato alle votazioni, che stabiliranno se i partecipanti sceglieranno di continuare o meno a giocare. Se prima infatti ritirarsi significava salvare la pellaccia senza però ottenere nient'altro, in questa seconda stagione se la maggioranza decide di ritirarsi allora tutti (oltre che restare vivi) otterranno proporzionalmente una parte del montepremi rimasto. In apparenza insomma la regola sembrerà meno stringente e più tesa alla collaborazione tra i giocanti, ma in pratica vedremo che alla prova dei fatti non sarà esattamente così. La natura umana è infatti molto complessa e non sempre la decisione più logica è necessariamente la scelta più ovvia. Il contesto, l'appartenenza ad un determinato gruppo, l'isolamento, l'autoconvincimento, la fede cieca in ideali che riteniamo (molte volte a torto) giusti costituiscono fattori che rimescolano totalmente le carte in tavola.

Il focus si sposta qui allora, più che sul gioco in se, sul senso stesso del giocare. Perchè giochiamo d'azzardo o scommettiamo? Le possibilità sono minime ed il gioco è strutturato per farci perdere nella quasi totalità dei casi. E allora perchè, con indole quasi masochistica, incuranti delle conseguenze, molti non riescono a smettere, anche quando hanno raggiunto l'obiettivo prefissato?
Cosa ci spinge a sacrificare il benessere collettivo e a mettere a rischio noi stessi pur di inseguire un obiettivo individualistico quasi irrealizzabile?


"Vuoi trovare l'isola? Qui non ci sono isole. Hai visto troppe puntate di Lost"


Meno riuscita e più prevedibile risulta invece la componente "poliziesca", inizialmente molto presente, ma che col passare delle puntate si fa evanescente e quasi del tutto inutile, nonostante il tentativo di inserire un colpo di scena che alla prova dei fatti risulta però molto telefonato. Lo stesso si può dire della sottotrama che ha per protagonista la ragazza nordcoreana che entra a far parte del gioco dall'altra parte della barricata. Un punto di vista interessante ma non sfruttato al meglio.

La seconda stagione di Squid Game è insomma per certi versi una sorta di "more of the same" dal quale cerca di smarcarsi in modi più o meno riusciti. Il finale di stagione è poi tanto avvincente quanto prevedibilmente "troncato" da un cliffhanger che la rende tipicamente una "stagione di mezzo": meno originale della prima e preparatoria per la terza. Nonostante questo riesce comunque ad intrattenere a a sopperire abbastanza bene alle sue mancanze.

PRO

- Una maggiore componente psicologica e di critica sociale, data anche da alcuni cambiamenti nelle regole
- Seppur semplici e poco originali, le prove risultano comunque appassionanti
- Il gioco nel gioco tra il protagonista e la "talpa"

CONTRO

- Sottotrama poliziesca evanescente, così come quella legata al "numero 11" che dopo inizi promettenti vengono lasciati un po' per strada.
- Ripetitività di dinamiche e situazioni
- Alcuni personaggi hanno poco spessore o sono semplici stereotipi.

Voto 7,5

domenica 12 gennaio 2025

Torino 1-1 Juventus – 20ª Serie A 24/25 – Bonus psicologo


“Qualche pari di troppo, ma perse solo due”. Sono le parole di un uomo per nulla ossessionato dalla vittoria, ma forse un po' dalla sconfitta. Di sicuro con un amore sfrenato e viscerale per il pareggio. Caro Mister, se lo lasci dire da uno bravo, non io intendo, ma un buon analista potrebbe darle una mano a capire meglio la situazione. E per analista non intendo per forza uno psicologo, anche se alla sua Juve servirebbe davvero tanto, quanto un buon matematico. Guardi... ad essere onesti, non le serve neppure uno bravo, basta fare due semplici conti, anche senza calcolatrice. Un'addizione e una moltiplicazione. 12 pareggi equivalgono a 12 punti, giusto? Proprio come chi ne ha vinte 4 e ne ha perse 8. Altro che "perse solo due". Caro Motta, Lei in realtà ne ha perse 8, che con le altre due fanno 10, e non se ne rende conto. Come vede bastano le dita delle sue mani per contarle. Non deve farsene prestare altre, finora.

sabato 4 gennaio 2025

Juventus 1-2 Milan – SuperCoppaItalia 2025 – A lui il panettone a noi il carbone


Nella sfida tra le nobili decadute del campionato vince chi cambia... e lo fa bene. Non solo perché loro hanno avuto la botta di orgoglio di rilanciare con un nuovo allenatore (cosa che il 70/80% delle volte si rivela un inutile azzardo) ma l'hanno fatto nel periodo in cui poteva più incidere sul morale, di uno spogliatoio ormai spaccato che aveva sfiduciato Fonseca, e sui risultati, di una sfida secca e senza appello. Il mago Motta invece, in un atto di cannibalismo mangia il panettone e lascia a noi il carbone, in tempo per la befana. Lui non cambia ma, ancora una volta, cicca clamorosamente i cambi, regalando al Milan una partita condotta per 70 minuti. Non penso ci sia partita più emblematica di questa. Eppure non c'è peggior cieco di chi non vuol vedere.